Diario del 23 novembre

Io e Luca ci troviamo la mattina alle 10.30 a Susa per andare a svolgere l’intervista alla signora Anna a Mattie, con la speranza che possiamo successivamente trovare qualcun’altro da intervistare.
Alle 11 ci presentiamo a casa sua, ci accoglie anche in questo caso con un caffè sul fuoco. La signor ha 67 anni e ci racconta che in realtà quando era giovane lei andò a lavorare a Torino per molti anni ma nonostante questo è sempre tornata nel suo paese. E dopo aver trovato lavoro a Busooleno è potuta tornare in pianta stabile nella sua terra natia. Da questo però se ne deduce che il comune di Mattie ha sempre avuto in qualche modo la difficoltà di vita dei suoi abitanti. Infatti rimane un paese che non ha mutato completamente la sua esistenza. Un tempo i campi erano coltivati e popolati da molti più animali, più persone si occupavano di quello, tuttavia da sempre Mattie è stato un paese non toccato dal processo di industrializzazione che invece ha colpito molto tutta la bassa Val di Susa, procurando da una parte lavoro per moltissime persone e per questo motivo centralizzando sempre di più la popolazione valsusina. Ci racconta del paese di Mocchie, ora frazione di Condove. Un tempo era all’incontrario, Mocchie era il comune, la cui forza erano i pascoli e i campi, e Condove una frazione, troppo in basso per i pascoli. Con l’arrivo delle varie fabbriche nella Valle però la tendenza si è ribaltata e la gente per lavorare doveva scendere a valle, dando vita al grandissimo spopolamento alpino. Mattie ha un destino simile, ci racconta la signora. Difende con fermezza la natura del suo luogo, sa parlare il patois di Mattie, e sostiene che ancora mantiene un ruolo attivo nella sua comunità, confermando in realtà la visione degli altri abitanti di Mattie conosciuti.

Rimaniamo tutta la mattina a casa sua, raccontiamo del progetto e di quante fonti e studi esistano su questi temi e di come sia nostro desiderio riuscire a dare una forma artistica a queste realtà. In questo senso infatti ci risulta chiaro che il tema dello spettacolo non può prescindere dal fenomeno di spopolamento di queste borgate dalle storie infinite.

Lasciamo casa della signora per le 12.30 e decidiamo di andare a mangiare. Riteniamo quindi necessario prenderci un tempo per mettere insieme tutte le informazioni acquisite finora e nel pomeriggio, sapendo che girare per Mattie senza contatti diretti avremmo solo per lo più perso del tempo, decidiamo di andare a casa mia a fare ordine.

Ci siamo messi a fare una piccola bibliografia del progetto partendo dai testi che abbiamo trovato al CesDoMeO e abbiamo messo per iscritto tutte le interviste svolte. Luca si è occupato di trascrivere le interviste e io delle fonti scritte. I primi volumi che ho affrontato sono state le 3 piccole raccolte di fiabe francoprovenzali: Trésor de fables d’Auvergne-Rhòne-Alpes en Francoprovencal redatto da Jean-Baptiste Martin. Si tratta di 3 volumi contenenti testo a fronte Francoprovenzale – francese. Io ho una buona competenza di francese ma comunque non lo parlo e non lo leggo come lingua madre. La mia ricerca si è volta a delle leggende che potessero avvicinarsi ai territori da noi toccati. La cosa che più mi ha interessato di queste fiabe sono forse quelle più fanciullesche e infantili, in qualche modo le varie versioni riprese da Esopo e Fedro delle fiabe per bambini. Infatti in moltissime protagonisti sono proprio degli animali, generalmente rappresentazione dei vizi e delle virtù umane. Grandi protagonisti infatti la volpe, la cicala,così come la formica, il pavone e molti altri. Purtroppo ho raccolto quelle che ritenevo più interessanti e giuste come tematica e comunque lunghezza del brano. Molto interessanti anche quelle con elementi naturali come protagonisti (Il fiume, il bosco, l’albero, la morte, la malattia). Ho chiesto il gentile aiuto di Matteo Ghiotti, un ragazzo che ha dedicato parte della sua vita agli studi di franco provenzale ed ora è in grado di leggerlo e tradurlo agilmente.
Inoltre ho raccolto molti detti presi dal volume di ricerca sui modi di dire di Bardonecchia, “Raccolta di proverbi e detti popolari nella conca di Bardonecchia”, scritto da Paolo Dessolis a seguito di un interessante studio sul luogo e sugli anziani del luogo (Vedi 16 Novembre). Da questo volume ho estratto, come avevamo deciso con Marco Gay, oltre alla metodologia estremamente interessante da lui utilizzata per ottenere questi detti, tutti i proverbi più interessanti per l’opera che stiamo andando a costruire. Purtroppo allo stesso modo del francoprovenzale delle fiabe anche questi modi di dire non sono di facile pronuncia, anche perchè la grafia di questa lingua è estremamente specifica. Per questo abbiamo deciso di chiedere un consulto di fonetica all’esperto Renato Sibille.