Diario del 17 novembre
Oggi io e Luca ci siamo dovuti dividere. Infatti essendo domenica abbiamo di nuovo a disposizione l’archivio del CesDoMeO con la disponibilissima Beatrice e, parallelamente, l’incontro che Marco Rey ci ha organizzato con dei parlanti madrelingua di franco provenzale e giaglionese. Io decido di andare a fare le interviste mentre Luca continua la ricerca in archivio accompagnato da Francesco Gamba, ragazzo nato e cresciuto, come me, al Deveys, e quindi molto attratto e affascinato da questo mondo. Ha deciso infatti di accompagnarci per pura passione. La giornata ha inizio alle 10, quando mi presento davanti casa dell’ex sindaco Marco Rey. All’interno c’erano 2 coppie di anziani dall’aspetto, all’apparenza, burbero. Subito mi attirano, Marco ha ovviamente compreso perfettamente l’intento di tutto questo progetto e questo incontro è un idillio per ciò che serve a noi. Iniziamo a chiacchierare e subito capisco che non sarebbe stato facile fare un’intervista singola ad ognuno. Infatti Marco ha iniziato a raccontare davanti alla camera un infinitesimale pezzo della sua immensa esperienza in questo campo. La cosa piu interessante che si è creata è che piano piano anche gli altri anziani iniziavano ad interromperlo, a correggerlo, ad inserirsi nel discorso. Come a voler tenere in alto la bandiera delle proprie esperienza. Il che da il via ad un vero e proprio dibattito su Giaglione. Su come sia cambiata in questo tempo, con nostalgia iniziano a disquisire su quanto un tempo ci fosse un altro tipo di collettività, come si divertivano insieme a fare scherzi agli altri abitanti. Diventa un Filò vero e proprio. Al che decido di cambiare la linea: era uno spreco fare un’intervista singola, ho deciso di riprendere tutto questo dibattito, correndo il rischio che le immagini non siano particolarmente estetiche. Ugo, il signore piu anziano, man mano che andiamo avanti prende sempre più coraggio e inizia a raccontare sempre più della sua infanzia, lasciandosi scappare, tra l’altro, diverse frasi in francoprovenzale. Infatti mi spiegano di come nella loro vita la loro madrelingua non è mai stato l’italiano ma il giaglionese. Di conseguenza nei momenti di rimproveri o di sentimenti di pancia la lingua che più gli permetteva di esprimersi era appunto quella. L’italiano lo parla per necessità di farsi comprendere dai “cittadini”, citando la sua stessa espressione. Questo dibattito mi ha fatto di nuovo emozionare per questo lavoro. Gli occhi lucidi della moglie di Ugo mentre raccontava di come da bambina faceva km e km per arrivare a scuola mi ha fatto capire quanto quella generazione abbia vissuto un effettivo cambio di realtà senza precedenti. Infatti tutti questi paesi hanno vissuto dei cambiamenti radicali oltre che di persone anche di modo di vita. Paesi abituati a lavorare i campi, al lavoro manuale, ora sopravvivono per quel sottile turismo di montagna.
Luca nel frattempo si è occupato delle ricerche in archivio, conoscendo un possibile altro anello chiave di questo progetto: Enzo Vair. Un signore ottantenne esperto di franco provenzale e che in passato ha svolto un lavoro molto assimilabile al nostro. Infatti gli rivela che negli anni ‘90 lui stesso andò in giro a fare delle interviste agli anziani di Giaglione. Si propone di aiutarci e ci lascia i suoi contatti. Nel pomeriggio ovviamente lo chiamo e fisso un appuntamento per il giorno con lo scopo di vedere e valutare le interviste che aveva svolto lui, e ovviamente di fare un’intervista anche a lui.
Nel mentre Luca ha continuato a studiare le fonti del CesDoMeO, fotografando tutto ciò che trovava di interesse. Il volume più utile rimane “Raccolta di proverbi e detti popolari nella conca di Bardonecchia” di Paolo Dessolis. Infatti con Marco Gay decidiamo di usarlo come fonte prima per l’inserimento dell’occitano all’interno dello spettacolo.