Diario del 20 novembre
Decidiamo di provare ad andare a Mompantero la mattina, trovandoci per le 9.30 sperando di avere più fortuna. Arriviamo a Mompantero e iniziamo a girare per le vie del paese. Troviamo un anziano signore seduto su una sedia, in maniera molto western, ad osservare il mondo andare avanti. Capiamo subito essere una persona con molto da raccontare sul suo luogo. Decidiamo di approcciarlo e Luca va come portavoce. Ci presentiamo e presentiamo il progetto. Il signore si pone in maniera abbastanza scontrosa, quasi rassegnata, quasi infastidito dalla nostra presenza, e non era difficile percepirlo. Tuttavia nel momento in cui citiamo la signora intervistata il giorno prima, e dopo aver condiviso molti dei racconti raccolti finora, il signore piano piano si accende, e come primo passo decide di farsi fotografare. Al che superato il primo muro inizia a raccontarci, in un piemontese molto stretto, di quanto per lui sia difficile riuscire a sopravvivere in un luogo così. Percepiamo in lui una sorta di rabbia, una frustrazione sembra, per quello che era quando era giovane. Lui è uno dei pochi rimasti, dice, che ancora ricorda la vita contadina di un tempo, ci racconta delle bestie che aveva, e di come tutti, un tempo, avessero delle bestie. Si andava al pascolo alle pendici del Rocciamelone e ognuno pascolava le capre e le pecore di tutto il paese. E poi come veniva utilizzato il forno, di come ogni famiglia andasse a fare il pane negli stessi giorni, perché mica poteva sempre essere acceso il forno, e quel pane doveva bastare per moltissimi giorni, e per questo si usava un impasto con crusca e altri cereali che permettevano al pane di mantenersi più a lungo. Infine riusciamo a strappare anche una breve intervista video a questo signore, dove però, davanti alla telecamera, perde molta della scioltezza dei suoi racconti. Non sa parlare ne occitano ne franco provenzale, perché già i suoi genitori non gliel’avevano più insegnato. Ha 82 anni.
Dopo questa intervista proviamo a passeggiare ancora un po tra le poche vie di Mompantero ma con scarsi risultati. Incontriamo altre persone ma nessuna veramente autoctona, molte delle persone incontrate si sono trasferite a Mompantero negli ultimi decenni, per lo più per motivi di lavoro. E in questo mi son tornati in mente Enzo Vair e Marco Rey che sostenevano infatti che la vita di una lingua e di una cultura è sempre a servizio dell’economia del posto.
Dopo aver chiacchierato con quante più persone possibili decidiamo di tornare a casa, per le 15 circa. Io inizio ad organizzare la giornata di interviste ad Exilles del giorno dopo, contatto le persone che ritengo possibile intervistare, essendo la mia famiglia per fortuna ho molte conoscenze che facilitano questa parte. Tuttavia per il giorno dopo non trovo più che 2 persone disponibili per l’intervista, decidiamo di iniziare da quelle, ed essendo fissate nel pomeriggio la mattina decidiamo di andare a continuare la raccolta di materiale fotografico al mercato di Avigliana, anche se non direttamente compreso nell’area occitana e franco provenzale rimane uno dei mercati più grandi e quindi con più passaggio della valle.