Diario del 26 novembre

In mattinata decidiamo di tornare al mercato di Susa per continuare la raccolta di materiale fotografico per l’esposizione. Incontriamo alle 10.30 Davide del Museo Diocesano e decidiamo il luogo e lo svolgimento della presentazione del 30 Dicembre. Il luogo del Museo Diocesano si rivela essere un luogo veramente pieno della storia della Valle, nel giro per trovare la stanza più adeguata per l’installazione ci mostra il Trittico che spesso viene preso come punto di riferimento artistico della valle. Dopodiché andiamo al mercato di Susa per raccogliere materiale. Oggi la giornata si rivela più impegnativa, la gente sembra essere più diffidente della volta scorsa. Con pazienza però non perdiamo l’entusiasmo e, aiutati attivamente dai vari commercianti che ormai sono diventati nostri sostenitori, riusciamo a raccogliere molte fotografie. Oggi il mercato è popolato da molti più giovani dell’ultima volta, il che ci da l’opportunità di chiacchierare con un altro punto di vista. Incontriamo Lorenzo, che era un mio vecchio compagno di scuola, che continua a vivere in valle, e parlando del progetto, con nostra sorpresa, ci confessa di come anche lui abbia portato avanti degli studi sulla lingua franco provenzale. Chiacchierando decidiamo di fargli un’intervista, perché anche la visione di un giovane valsusino è utile per andare a creare uno specchio di ciò che è ora nelle sue parole e di ciò che era dalle parole degli anziani. Lui ci racconta della sua ostilità nei confronti di coloro che arrivano nelle borgate alpine e si comportano come se quello fosse il loro parco giochi. Sostiene infatti che il destino delle borgate sia quello di diventare una sorta di “paese vacanze” per coloro che vengono poche settimane l’anno. E’ molto amareggiato da questa dinamica ma nonostante la sua volontà lui stesso è dovuto andare via per lavorare, infatti lavora a Torino. Ma nonostante gli verrebbe molto più comodo vivere nella città lui ha deciso di viaggiare da qui pur di rimanere nella sua terra.

Continuiamo quindi il nostro giro nel mercato, pregando di non ritrovare la signora dell’ultima volta. Verso le 13 decidiamo di andare a mangiare e successivamente andiamo a Chiomonte.
Ci rechiamo nella via centrale di Chiomonte, in cerca di persone da intervistare. Davanti a noi si presenta un gruppo di ragazzi. Vista l’intervista a Lorenzo la mattina decidiamo che anche i giovani possono essere fertili per il nostro progetto. Andiamo a chiacchierare con loro e come prima cosa li fotografiamo tutti. Tra di loro 3 non sono cresciuti a Chiomonte mentre solamente uno si. Decidiamo di intervistare lui, Mattia. Ci prendiamo un caffè chiacchierando e poi per strada giriamo l’intervista. Non si è rivelata particolarmente esilarante, ha raccontato di come scendesse a Susa per studiare, non parla ne piemontese ne patois.
Dopo quest’intervista continuiamo a passeggiare e incontriamo Diego, un signore di 50 anni. Facciamo l’intervista a Diego che ci racconta della sua famiglia, originaria di Bardonecchia e trasferitasi a Chiomonte negli anni 80 per la centrale idroelettrica. Non sa parlare il patois ma lo capisce, parla piemontese.

Raccolta anche quest’intervista e un’altra, di un amico di Diego, poniamo fine alla nostra giornata e ci prepariamo per Bardonecchia, tuttavia guardando il meteo speriamo di poterla raggiungere, poiché danno neve. Ci prepariamo ad un possibile piano b.