Diario del 28 novembre
Per oggi avevamo un appuntamento alle 17 con un’anziana signora di Gravere, per cui decidiamo di trovarci alle 16, per vedere se prima si riusciva a trovare qualcun’altro da intervistare. I risultati sono scarsi, è una giornata molto fredda, non nevica ma il ghiaccio regna sovrano, la fontana si mostra con dei grandi ghiaccioli attaccati. Per cui andiamo di nuovo a prendere un caffè, rincontrando i signori dell’altra volta con cui scambiamo un po di chiacchiere e raccontiamo degli svolgimenti del tutto. Oggi a differenza dell’ultima volta, si dimostrano molto più affabili nei nostri confronti. Infatti, con un po di insistenza, riusciamo a strappare qualche minuto di intervista a uno di loro, Gianni, che ci racconta una storia di lui ragazzino alle prese con il tagliare un albero con suo nonno. Il suo discorso era intento a dimostrare come un tempo la manualità fosse molto più comune e utile di oggi. Chiunque, o quasi, un tempo aveva le basi per lavorare il legno, molte delle case di queste borgate sono state costruite dai suoi abitanti. A pensarci anche mio nonno era in grado di costruire delle case, di capire come aggiustare un motore. Forse ognuno aveva più necessità d’essere indipendente in questo senso. Preso il caffè e finita l’intervista al signor Gianni, andiamo all’appuntamento.
Una casa molto stretta ci ospita, e la signora Dina, ci fa sedere al tavolo. Ci racconta in maniera molto precisa e programmatica quella che è stata la sua vita, non dandoci però degli appigli reali per dei racconti o per delle basi per implementare la nostra storia. Sa parlare il patois e ci racconta di come, nonostante la vicinanza, la lingua di Gravere e di Chiomonte sia profondamente diversa.
Purtroppo non dura molto quest’intervista poiché siamo stati interrotti da una chiamata del nipote della signora e dopo quella abbiamo tolto il disturbo. Dopo di che ognuno è tornato a casa sua.